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Lavoro, altro che «choosy». Il 60% dei giovani è flessibile: ecco le professioni più richieste

I giovani italiani sono meno «choosy» di quanto alcuni possano pensare nella ricerca di un lavoro ma le opportunità calano. Da una parte c’è infatti una ricerca della Fondazione Sussidiarietà – in collaborazione con il dipartimento di sociologia dell’Università Cattolica e del Consorzio interuniversitario AlmaLaurea – da cui emerge che, su un campione di 5.750 laureati, il 53% ha un’adattabilità elevata.
Dall’altra c’è Datagiovani, che analizza come di consueto le previsioni di assunzione per i giovani fino ai 29 anni nelle aziende italiane per il primo trimestre 2013, secondo l’indagine Unioncamere-Ministero del Lavoro. In questo secondo caso viene fuori che le aziende italiane prevedono di assumere nel primo trimestre dell’anno poco meno di 140mila lavoratori, e meno di 3 su 10 saranno giovani: si tratta di 38.600 posizioni, di cui poco più di 33mila non stagionali, il 26% in meno di un anno fa. Per il complesso delle assunzioni (senza distinzione d’età) la flessione è del 9,4%: il risultato è che la quota di assunzioni riservate ai giovani è scesa dal 34% di un anno fa al 28%.
Dalla ricerca condotta dalla Fondazione Sussidarietà viene fuori che il 63% degli uomini e il 60% dei residenti al Centro-Sud (10 punti in più rispetto al Nord) é disponibile a trasferire la propria residenza in altra città/paese e a svolgere lunghi trasferimenti casa/lavoro. Risultano più disposti a spostarsi in particolare gli ingegneri (60%). I più adattivi guadagnano quasi 100 euro al mese più degli altri.
La percentuale maggiore del campione é costituita dai «precari in cerca di gloria», cioé giovani del Sud e delle isole, intraprendenti durante la laurea, che hanno partecipato al programma Erasmus, disponibili ad adattarsi alle esigenze del mercato rispetto ai tempi e ai luoghi del lavoro. Questi ragazzi hanno contratti di lavoro non standard o a tempo determinato, hanno già cambiato almeno tre lavori e guadagnano in media 1.265 euro.
Il secondo gruppo é costituito dagli «Adattivi ma deboli», poco intraprendenti durante la laurea, in prevalenza donne che vivono e lavorano al Nord, non specializzati, senza esperienze di stage né esperienze all’estero e guadagnano in media 1.212 euro. Il 14,5% é rappresentato dalle «Elites intraprendenti», i giovani più imprenditivi e disposti a impegnarsi in varie direzioni per ottenere un lavoro di massima soddisfazione; sono uomini appartenenti al ceto dirigente del Nord e in misura minore del Centro, che hanno fatto esperienze di studio e stage all’estero e hanno varie specializzazioni; il nesso tra laurea e lavoro svolto é molto alto e di elevata specializzazione (master o dottorato) e guadagnano in media 1.352 . Infine, i «rassegnati», l’11,1% dei neolaureati, poco intraprendenti e con scarsa flessibilità, in prevalenza donne del Nord che non hanno fatto stage né esperienze all’estero, che percepiscono la laurea come poco efficace rispetto al lavoro. Si sono laureati più tardi e guadagnano in media 1.164 euro.

A soffrire maggiormente delle minori opportunità lavorative – spiega Datagiovani – saranno i giovani del Mezzogiorno, in particolare della Puglia e della Sardegna, mentre più rassicuranti sono i dati dell’Emilia Romagna. La contrazione delle assunzioni previste deriva prevalentemente dalle minori prospettive nel commercio e nella ristorazione, ma le opportunità crescono per gli ingegneri e gli architetti, gli addetti all’informazione e assistenza della clientela e gli operatori della cura estetica.

FONTE ilsole24ore.com


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